La politica del sottile
Marco Petroni
Qualche volta bisogna cercare di sottrarsi al rumore, al rumore incessante delle notizie che ci arrivano da ogni parte. Per capire il presente dobbiamo guardarlo di sbieco.
Carlo Ginzburg, Paura, reverenza, terrore
Le dinamiche culturali del nostro tempo si profilano come sempre più complesse, aggrovigliate, e cercare di comprendere il filo che le tiene insieme appare un’operazione rischiosa ma non futile. Si può dire che siamo immersi in una sorta di labirinto dai sentieri frammentati e dispersi composti da ogni sorta di materiali spuri o addirittura antinomici. Trovare la via d’uscita richiede l’atteggiamento del paziente esploratore.
Occorre inoltrarsi ben oltre i propri confini disciplinari consueti, bisogna annettere al territorio di uno sguardo specialistico anche la riflessione “ingenua” di chi azzarda l’ibridazione linguistica aprendosi su un campo indefinito povero di istinti univoci e dettagliati. Si tratta di una sensibilità cronicamente infantile allenata alla sconfitta e alla precarietà che si muove attraverso una matassa di legami in cui pubblico e privato, visibile e nascosto, risultano alla fine inestricabili, confusi: una realtà che ha sempre un dietro e un altro, un complotto, un occulto. Una condizione che si palesa soprattutto quando si guarda a esperienze apparentemente poco votate al clamore dei media e create, agite da persone che hanno a cuore il senso profondo della comunità.
È il caso del progetto A Cielo Aperto promosso dall’Associazione Vincenzo De Luca nel piccolo paese di Latronico, in provincia di Potenza.
De Luca, operaio emigrato a Nord come tanti, dotato di un particolare talento per la pittura, coltivato fino al termine della propria breve esistenza, è la figura paradigmatica di chi ostinatamente prova a vivere il proprio destino che, come ci ha insegnato lo scrittore americano David Foster Wallace, è spesso una storia di fantasmi. “Ogni storia d’amore è una storia di fantasmi e scrivere è praticare il massaggio cardiaco agli elementi di umanità e magia che ancora resistono” e ancora, “parlare di cosa significa essere un fottuto essere umano”.
Da sette anni il progetto A Cielo Aperto, grazie a Bianco-Valente e Pasquale Campanella, componenti del comitato scientifico, r/accoglie attorno a questo esperimento culturale un insieme di esperienze artistiche che riflettono l’identità stessa dell’atto costitutivo dell’Associazione, ovvero la realizzazione in progress di un museo di arte contemporanea all’aperto. Un sistema di inviti a vivere, per brevi periodi, il territorio stimola gli artisti ad aprirsi alla conoscenza, alla scoperta per creare un'opera che abita in permanenza il tessuto urbano di Latronico (o il paesaggio circostante). Fin qui, tutto appare nella consuetudine di altre esperienze analoghe diffuse in varie parti del mondo, l’unicità di A Cielo Aperto risiede tutta nel rifiuto statutario di finanziamenti pubblici e nello sviluppo di questo complesso dispositivo artistico e culturale con le sole quote associative.
Questa indipendenza identitaria genera una sorta di economia del dono capace di creare una comunità pura che non cerca il conflitto con le istituzioni e con gli abitanti ma una relazione alternativa basata sulla trasmissione di conoscenza attraverso l’arte contemporanea. Un processo di attivazione di una vera e propria interpretazione generativa dell'arte che attraverso la realizzazione di opere site specific, nate da e per Latronico, produce un miracoloso effetto di risonanza politica. Non si assiste a una mostra o si attraversa un percorso preordinato, ma si è coinvolti in una esperienza di fruizione di un'arte che fa vibrare gli abitanti e il territorio, che vivono quotidianamente, producendo un corto circuito benefico tra isolamento e apertura alla modernità.
Così il paese torna a essere un luogo di sperimentazione, di esplorazione di altre forme di relazione e dialogo tra storia e contemporaneo. Oltre la potenza simbolica delle singole opere, lo strumento di sviluppo fondamentale della fiducia da parte degli abitanti nelle pratiche artistiche e nel progetto associativo è il sistema delle residenze. È attraverso questi passaggi di frontiera, di scambi sottili di vissuto che la comunità accoglie e si contamina nelle dinamiche quotidiane aprendosi allo sguardo interessato dell’artista/straniero. Questa micropolitica del dialogo, non impositiva, si fa spazio nella vita del paese generando un’effervescenza, un valore condiviso che rivela un’energia nascosta sotto la pelle dura di un contesto arroccato a difesa dell’esistente minacciato dallo spopolamento. Si tratta di uno slittamento percettivo che nasce nell’incontro e nella ri/scoperta del luogo. L’opera d’arte diviene segno di prossimità, di vicinanza e racchiude in sé l’abitare, il vivere dell’artista, anche se per brevi periodi. Scavalcando l’abusato concetto di landmark monumentale, le opere del museo in progress si caricano di vissuto e rappresentano un invito ad accogliere e ad aprirsi, creando un tessuto connettivo di microrelazioni tra chi resta e chi parte, tra chi è accolto e chi accoglie.
A Cielo Aperto lavora, quindi, sulla ricostituzione di un legame sociale caricando gli artisti di una responsabilità che definisce e dà forma a una comunità “solo a condizione di comprendere che questa comunità non ha consistenza”, spiega nel suo saggio Ai bordi del politico, il filosofo francese Jacques Ranciere. “La comunità è portata ogni volta da qualcuno per qualcun altro, per un’infinità virtuale di altri; essa ha luogo senza avere un luogo”. Inneggia a questa condizione sottile e deterritorializzata dell’anima dei luoghi l’opera recentemente installata da Bianco-Valente come nuovo tassello del museo in progress. OGNI DOVE è la scritta in metallo verniciato in bianco che campeggia su un contrafforte di cemento armato eretto per sostenere un versante del borgo antico. L’installazione ambientale vuole essere un richiamo semplice e aperto, un’iscrizione/segno di un’identità molteplice, in continua trasformazione che è anche un invito a sentire il mondo e coloro che vanno, ritornano, scrivendo la loro storia di fantasmi.
Anche a distanza, i fantasmi abitanti e emigranti alimentano la molteplicità dei punti di contatto e degli incontri di cui è intessuto ogni essere umano e ogni luogo che li accoglie, anche solo per uno sguardo fuggitivo. Ne deriva una rivalutazione dell’arte intesa come politica del sottile, ovvero capacità di creare spazi, tempi e modalità nuove, ridefinizione dei luoghi in opposizione a ogni visione anestetizzata della vita collettiva e delle dinamiche comunitarie. Questa visione s'incarna nella convinzione che l’arte può ancora giocare un ruolo di riflessione ampio sul mondo e sulla nostra inafferrabile condizione di esseri contemporanei.
Musica consigliata: Nicolas Jaar, Space is only noise
Associazione Culturale Vincenzo De Luca
L’Associazione Culturale Vincenzo De Luca si costituisce nel 2005 a Latronico, in Basilicata. Dal 2008 promuove, autofinanziandosi, il progetto A Cielo Aperto, curato da Bianco-Valente e Pasquale Campanella, un’occasione per fare il punto sul senso e sui possibili sviluppi dell’arte in relazione a un contesto locale e alle sue specificità. La progettualità praticata nei laboratori è un elemento fondamentale per il dialogo e il coinvolgimento dei cittadini. La politica culturale messa in atto si inserisce nel dibattito in corso sull’arte contemporanea, per lo sviluppo di un localismo consapevole, da cui far emergere storia, forme materiali e simboliche che accrescano il valore di spazio e luogo pubblico.
Info
Associazione culturale Vincenzo De Luca
Vico Settembrini 2 – Latronico (PZ)
Tel 0973 858896, cell. 339 7738963
associazionevincenzodeluca@gmail.com
www.associazionevincenzodeluca.com
testi | a cielo aperto | stampa | chi siamo | contatti